Per scoprire il segreto della felicità puoi andare a fare meditazione per qualche anno in un monastero tra il Tibet e l'India oppure andare all’Istituto della Felicità di Copenaghen o, se in questo momento non riesci, puoi leggere questo articolo in 6 minuti.
Tra i Principi, gli Archetipi e le Funzioni che sperimentiamo quando facciamo Movimento Arcaico qual è il più importante?
Per la mia esperienza non è certo possibile fare una classifica ma sicuramente possiamo identificare quello che ha più effetti nella vita quotidiana della maggior parte delle persone: l’archetipo Connessione in cerchio. Questo Archetipo, anche se non è limitato a questo, ci parla soprattutto di relazione e rapporto coi nostri simili e anche con quelli meno simili.
La qualità e le modalità della relazione con gli altri è un aspetto chiave nel Movimento Arcaico, e lo è sotto numerosi punti di vista e per vari buoni motivi.
Alcuni avvicinandosi al Movimento Arcaico rimangono stupiti nello scoprire quanta importanza abbia questo elemento e con quanta frequenza emerga durante le nostre giornate di sperimentazione gioco e cimenti vari, perché nella loro idea, prima di sperimentare direttamente, il Movimento Arcaico è una disciplina motoria più o meno come le altre, poi scoprono tante differenze radicali, tra le quali questa.
È perfettamente comprensibile che uno abbia questo pregiudizio, infatti, se pensiamo alla pratica di una qualsiasi disciplina psicofisica, i primi elementi che ci vengono in mente non sono le dinamiche sociali, le connessioni e i rapporti, anzi, in quei frangenti molti si raffigurano i praticanti quasi come degli asceti. Nelle suddette pratiche ci si concentra necessariamente su di sé, sia per gli aspetti motori (esercizi e gesti vari) sia per gli aspetti emotivi e mentali.
La socializzazione è un aspetto piacevole, a volte il “far gruppo” è valorizzato e apprezzato, ma non costituisce parte integrante della pratica. In certe occasioni si praticano esercizi a due o di gruppo ma il senso non cambia, l’attenzione è sempre (o dovrebbe essere) su di sé.
Il Movimento Arcaico è completamente diverso: salvo poche eccezioni, ogni gesto è un gesto di relazione, lo si esegue come tale e lo si vive come tale.
Il gruppo interagisce sulla base di dinamiche ancestrali così profonde e così primigenie che vanno ben al di là delle comuni dinamiche di aggregazione, infatti per molti non è proprio necessario “fare gruppo”, anzi.
Avviene tutto ad un livello diverso, sulla base di funzioni primordiali e strategie connaturate che nascono prima della nostra specie e che poi, dalla nostra specie, sono state adottate, utilizzate ed anche evolute.
Le funzioni archetipiche del gruppo sono molteplici e alcune tra queste sono molto importanti per la vita quotidiana, ora mi limiterò a descriverne una che è tra le più importanti per lo stare bene e per la nostra evoluzione.
Stare insieme
La relazione e la creazione di dinamiche comunitarie è una delle basi imprescindibili del Movimento Arcaico e, direi, della vita in generale.
La connessione in cerchio è semplicemente stare insieme o lo possiamo chiamare anche compagnia o convivialità o in numerosi altri modi, l’importante è capire le differenze rispetto ad altri modi, altre geometrie, altri Archetipi collettivi che può assumere un gruppo umano.
Quando un gruppo si muove nel mondo con una funzione precisa (esplorare, trasportare, raccogliere, ecc.), lo stare insieme è condizionato dal fine quindi se, ad esempio, ci si deve dividere per ampliare il raggio d’azione, o se si devono formare dei sottogruppi o prendere modalità di funzionamento verticalizzate o qualsiasi altra formazione funzionale al miglioramento della prestazione e del risultato, ciò avviene in un attimo e ci si focalizza verso la meta, che sia caccia, raccolta, costruzione, decisione o altro.
Nello stare insieme a cui ci stiamo riferendo ora invece, ad una prima osservazione sembra che non ci sia un fine preciso, una direzione tangibile o un'esigenza imminente che deve essere soddisfatta.
L’unica funzione visibile è la temporanea creazione del gruppo a beneficio dei membri.
Senza uno scopo immediato e senza progetto, senza alcuna utilità apparente.
Spesso avviene uno scambio di informazioni, altre volte ci possono essere forme di intrattenimento reciproco come danze o altre espressioni artistiche, altre volte ancora c’è la condivisione di cibo, con la sacralità che ne deriva, ma nessuno tra questi è un fattore necessario.
Qual è la funzione, il senso, il fine ultimo di questa azione?
L’essenza è lo stare insieme in cerchio, il cerchio implica in maniera inesorabile che nessuno è escluso e nessuno prende il sopravvento.
(So che andrebbe il congiuntivo ma la funzione è così : -))
Lo stare insieme in questo modo richiede la presenza del cerchio e della circolarità. Nel cerchio nessuno è al di sopra degli altri, e tutti si possono relazionare con tutti, e la circolarità implica e agevola le dinamiche circolari di presenza, di affezione e di relazione all’interno della cerchio stesso.
È importante ricordare anche che, nella sua forma archetipica, il cerchio dello stare insieme non rappresenta mai una cerchia chiusa o esclusiva, salvo rari momenti in cui si verificano esigenze particolari come ad esempio una riunione di famiglia, ma gode costantemente di un’apertura che consente di uscire e rientrare e di aumentare le dinamiche di scambio.
A cosa serve questo Archetipo?
Il cerchio è profondamente benefico per vari motivi, il primo è che crea, mette in moto e fa circolare calore umano, intesa, forza collettiva.
Sono termini ai quali siamo poco abituati o sempre meno abituati, e ciò ci fa capire come nella nostra società si stia dimenticando questo bene fondamentale, che non può esistere solo nel circolo chiuso di una famiglia o col migliore amico ma deve esistere in quanto principio primo, fondante del nostro esistere come Sapiens.
La relazione nel cerchio, misurarsi nel cerchio, attingere e dare nel cerchio è fondamentale per la salute fisica e mentale, è necessaria per l’appagamento di nostre esigenze profonde, per la nostra evoluzione e per la nostra realizzazione.
Il calore umano sostiene il nostro sviluppo affettivo e non solo: quando siamo in crescita e sostiene le nostre abilità relazionali e le nostre prestazioni in genere nell’età adulta.
Anche senza sollecitare dinamiche dirette di accudimento si verificano, con la semplice compagnia, una serie di condizioni che aiutano a risanare tutto l’organismo avendo effetti sui vari parametri solitamente utilizzati per misurare i livelli di stress dell’organismo.
In molte culture vediamo come questo Archetipo si esprime e come abbia trovato collocazioni e connotazioni simili. Nonostante differenze culturali, e geografiche, molto significative sembra che i tratti in comune siano molti di più rispetto alle differenze.
Ad esempio negli ultimi anni è uscito dal suo territorio d'origine, la Danimarca, il concetto di Hygge per invadere tutto il mondo con libri tradotti in molte lingue e con molto successo.
Un giorno qualcuno ha deciso di scoprire perché la Danimarca risulti, da tanti anni, sempre tra i paesi primi in classifica per felicità dei suoi abitanti: tra i vari ricercatori, uno dei più autorevoli, il dott. Meik Wiking, direttore dell'Istituto Ricerca Felicità di Copenhagen, ha individuato tra i segreti di questo stile di vita così felice, un principio fondamentale che sembra sorreggere tutti gli altri e questo è appunto hygge.
Il termine hygge non ha una traduzione precisa in italiano ma in sostanza vuol dire:
“ rallentare, staccare la spina dalla frenesia quotidiana e concentrarsi sul momento presente, coltivando al meglio possibile relazioni profonde con le persone care, creando un senso di appartenenza e condivisione.”
Nei vari libri sull’hygge ritornano costantemente il principio di non dare troppa importanza alle cose materiali, bensì alle relazioni, alla calma e a creare ambienti e situazioni confortevoli, che favoriscano il rilassamento, l'apertura, la presenza e la condivisione, fino al punto che l’hygge arrivi a permeare ogni aspetto o quasi della nostra quotidianità.
Da un punto di vista del Movimento Arcaico, non potrei essere più d’accordo, ma, di fronte ad un successo planetario, è normale porsi alcuni interrogativi: è un principio così nuovo? È esclusivo della cultura danese? Gli altri lo devono importare? È applicabile facilmente anche in altre culture? È il meglio possibile o si può fare anche di più?
Non è nuovo è non è affatto esclusivo dei danesi. I loro vicini norvegesi ad esempio parlano dello stesso principio, o insieme di principi, e lo fanno con un termine anche abbastanza simile, Hyggelig, che descrive un'atmosfera accogliente, piacevole e confortevole, associato a momenti di relax e condivisione con le persone care.
Spostandosi un po’ più ad est, vediamo che nelle culture slave, storicamente e geograficamente contigue a quelle scandinave, troviamo un paio di principi quasi sovrapponibili alla hygge che enfatizzano l'importanza della convivialità, del benessere e della creazione di un'atmosfera accogliente.
Ad esempio Ugoščina (in russo e ucraino). Un concetto che si concentra sull'ospitalità e sul calore umano. Si tratta di accogliere gli ospiti con cibo, bevande e conversazione in un'atmosfera accogliente e gioviale. L'ugoščina è un'importante tradizione sociale che rafforza i legami tra le persone e crea un senso di comunità.
E soprattutto, sempre nelle culture slave, troviamo Svoy Krug, letteralmente "il proprio cerchio", questo termine si riferisce a un gruppo ristretto di amici intimi con cui si condividono esperienze, pensieri e sentimenti profondi. Lo svoykrug rappresenta un rifugio sicuro dove ci si sente compresi, accettati e liberi di essere sé stessi.
In questo contesto, tra le altre cose, ci si può concedere Teploe Obshchenie, "comunicazione calorosa", un tipo di interazione caratterizzata da affetto, comprensione e supporto reciproco. Il teploe obshchenie crea un'atmosfera positiva e accogliente che favorisce il benessere e la felicità. Secondo la tradizione slava il Krug, il cerchio, genera anche anche Dushevnyy Razgovor cioè "conversazione sincera", una conversazione profonda e intima tra amici o persone care, in cui si aprono i propri cuori e si condividono emozioni, pensieri e preoccupazioni. Il dushevnyy razgovor è un modo per creare un legame profondo e significativo con gli altri.
Nelle culture slave questi principi hanno molto valore sia in ambito familiare sia nei legami di amicizia.
Il mondo germanico ha coniato il termine Gemütlichkeit, un concetto tedesco simile a hygge che enfatizza la creazione di un'atmosfera accogliente e confortevole, spesso associata a casa, famiglia e amici. La gemütlichkeit si concentra sul godersi i semplici piaceri della vita in un ambiente caldo e invitante.
Questo termine ha un origine abbastanza recente ma lo stesso principio, lo troviamo espresso benissimo nell’antichità con il termine gotico Friðu che significava "pace", "sicurezza" e "benessere" ed era comunemente utilizzato per descrivere un senso di confortevolezza e appagamento nella propria comunità e col termine alto germanico antico Zamano: "stare insieme" o "convivialità", usato per descrivere l'importanza della compagnia e della connessione con gli altri.
Siamo ancora in zona, stiamo ancora parlando di gente alta bionda e con gli occhi azzurri. Anche nella cultura cinese ritroviamo, senza scomodare le cerchie esoteriche taoiste, alcuni principi simili: Rénhé (仁和), un concetto confuciano che significa "benevolenza e armonia", si riferisce all'importanza di creare relazioni interpersonali armoniose e rispettose, basate sulla gentilezza, la compassione e la comprensione reciproca. Tuanqiú (团圆), un termine che significa "riunione" o "essere insieme" riflette il valore attribuito al riunirsi con la famiglia e gli amici per condividere pasti, celebrazioni e momenti di gioia. E anche Gōngjìng (共进), un concetto che significa "progresso condiviso" o "prosperità comune" enfatizza l'importanza della collaborazione e del mutuo sostegno all'interno di una comunità per raggiungere obiettivi comuni e creare una società più giusta e equa.
La cultura cinese ci regala anche esempi raffinatissimi di pratiche condivise o intese a facilitare la comunione tra le persone come ad esempio la ben nota cerimonia del tè (Chá dào), che si concentra sulla creazione di un'atmosfera tranquilla e accogliente attraverso la preparazione e la condivisione del tè, e il Fēng shuǐ, antica pratica cinese di armonizzare l'ambiente circostante per promuovere il flusso positivo di energia. Il feng shui si basa sull'idea che la disposizione degli oggetti e l'arredamento di una casa o di uno spazio lavorativo possano influenzare il benessere e la fortuna degli individui.
E da queste parti intanto…
Negli usi e costumi dei Romani era considerato di massima importanza il Convivium che celebrava la convivialità, la condivisione del cibo e la conversazione con amici e familiari. Il convivium era un'occasione per rilassarsi, divertirsi e rafforzare i legami sociali, modulare determinate dinamiche e aprirne nuove possibili relazioni.
Due dei principi con cui i romani vivevano l’Archetipo del cerchio sono Otium, il tempo dedicato a svago, cultura e riflessione personale che era considerato un elemento importante per il benessere e la felicità individuali, e Simplicitas, un valore che enfatizzava l'importanza della semplicità e della frugalità nella vita quotidiana. Poi nella cultura Romana ci sono tanti altri riferimenti ma rischiamo di non uscirne, rimandando pertanto alle numerose fonti disponibili. In generale, la cultura romana antica era caratterizzata da una forte enfasi sul senso di appartenenza alla comunità, sulla cura della famiglia e sul rispetto delle tradizioni.
Facciamo qualche passo indietro ancora
Le prime testimonianze archeologiche di socialità e convivialità umana nella preistoria risalgono a circa 1,8 milioni di anni fa, con l'Homo habilis. In questo periodo, i siti archeologici mostrano la presenza di strutture circolari in pietra, probabilmente utilizzate per riunioni e attività sociali. Inoltre, la scoperta di utensili litici elaborati e di resti di animali macellati suggerisce la condivisione del cibo e la cooperazione tra individui.
Con l'avvento dell'Homo erectus, circa 2 milioni di anni fa, si osserva un'evoluzione nella socialità umana. I siti archeologici di questo periodo presentano dimensioni maggiori e una maggiore complessità, indicando un aumento della popolazione e della coesione sociale. Inoltre, si intensifica la produzione di utensili litici e si sviluppano nuove tecniche di caccia, che suggeriscono una maggiore collaborazione e pianificazione tra i membri del gruppo.
L'Homo sapiens che, secondo le teorie attuali, è comparso in Africa circa 300.000 anni fa, rappresenta un punto di svolta nella socialità umana. Le sue capacità cognitive superiori e il linguaggio sviluppato permisero di elaborare strategie di caccia più complesse, di trasmettere informazioni e di rafforzare i legami sociali. I siti archeologici di questo periodo mostrano la presenza di accampamenti permanenti, di opere d'arte rupestre e di sepolture rituali, tutte testimonianze di una vita sociale ricca e complessa.
Uno tra i vari esempi che testimoniano che la socialità e convivialità umana nella avvenivano in cerchio già nella preistoria è il sito archeologico di Olduvai Gorge in Tanzania dove sono stati ritrovati resti di Homo habilis risalenti a circa 1,8 milioni di anni fa e strutture circolari in pietra.
Un altro sito molto interessante che tra l’altro è la prima traccia di presenza umana in India, è quello di Bhimbetka, risalente a circa 10.000 anni fa.
Questi sono solo alcuni esempi delle numerose testimonianze archeologiche che attestano la socialità e la convivialità umana fin dalle prime fasi della preistoria. La ricerca archeologica continua a fornire nuove informazioni su come si sono evolute le relazioni sociali e la cultura umana nel corso del tempo.
Altri punti da ponderare
La connessione in cerchio è un archetipo irrinunciabile se si vuole vivere bene la socialità il rapporto con gli altri e il rapporto con sé stessi.
Il cerchio favorisce l'entrata in intimità col prossimo su una base genuina e non artefatta. Tutti gli schemi sociali, sviluppatisi appositamente per mantenere le relazioni di convenienza o di facciata, semplicemente nel cerchio collassano.
Come si fa ad attivare l’archetipo del Cerchio? Basta sedersi in cerchio e lasciare che le cose fluiscano?
No, anzi la forma del cerchio non è nemmeno strettamente necessaria (anche se aiuta molto).
Il primo elemento importante è l'atteggiamento con cui la persona entra nel cerchio, il come si stabilisce la connessione e la regola con cui la leadership si alterna nel cerchio. L'abilità di tutti di mettersi al livello del cerchio è forse l’elemento più importante ma questa abilità è garantita dal fatto che comunque è un istinto e quindi è un'abilità connaturata in ognuno di noi. Elementi come una grande capacità di ascolto, fluidità nella comunicazione, rispetto totale dell’altro stimolo e rigenerazione dello stimolo, valorizzazione della diversità sono solo conseguenze naturali e ovvie del funzionamento del cerchio.
Il secondo è conoscere le regole del cerchio, alcune le avevo già spiegate nell’incontro su zoom a proposito delle forme di intelligenza collettiva. In linea di massima sono tutte semplici, alcune intuitive, altre controintuitive.
Il terzo è sapere che il cerchio apre uno spazio (alcuni lo definiscono uno spazio sacro ma a livello primordiale tutto lo spazio è sacro) e che in questo spazio si manifestano realtà e che non sono attuabili in altro modo.
Il quarto è sapere che la convivialità in cerchio può arrivare a vari livelli, può essere solo una pratica consolatoria e vivificante ma può anche arrivare ad essere un elemento potente di realizzazione. Il più potente. Secondo diversi studiosi e interpreti delle tradizioni native e delle religioni orientali* per arrivare al livello più profondo e più completo di “guarigione spirituale” è necessario ricreare l’elemento della “Ruota cosmica” che consente all’essere umano di manifestare pienamente il suo lato divino attraverso lo stare insieme.
Buona circolarità a tutti
*Questo principio è stato riportato da Nagarjuna, Jung, Eliade e tanti altri