La resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento.
Il “sistema” può essere anche sostituito da termini come organismo, individuo o comunità, ma il concetto di base resta lo stesso: la capacità di modificare le risposte di fronte alla presenza di nuovi stimoli stressanti, che minacciano la stabilità o l’integrità del soggetto, tornando ad una situazione di equilibrio.
Limitandoci all’ambito psico-biologico, è facile comprendere come la capacità di essere resiliente sia stata una parte fondamentale dell’evoluzione umana e dello sviluppo della nostra specie fino ad oggi. Nonostante questo, ho notato che il termine è ancora poco conosciuto e raramente utilizzato, sostituito quasi sempre dal termine “resistenza”.
Non si tratta di un dettaglio di poco conto, perchè l’uso di termini dal significato così diverso riflette modalità di pensiero e quindi di azione molto differenti. Ovviamente il concetto di resistenza non ha un valore negativo di per sé, ma se si parla di risposte a stimoli ambientali può essere fuorviante: l’idea di “resistere”, infatti, richiama facilmente immagini di contrazione e rigidità che poco hanno a che fare con l’interazione dinamica tra noi e l’ambiente, e che rischia di portare più al tenace mantenimento delle proprie posizioni piuttosto che alla ricerca di strategie funzionali al contesto.
Questa è in effetti una tendenza che ho riscontrato spesso nella nostra società, dovuta forse ad un’impronta culturale che porta ad interpretare le esperienze stressanti sempre e soltanto come sfortune da sopportare passivamente, e a vedersi non come un organismo in continuo cambiamento ma più come un sasso che deve attraversare una tempesta. Questa visione risulta estremamente limitante e non lascia molto spazio all’espressione delle proprie risorse, ma è certamente possibile cambiare rotta e i mezzi per farlo sono già a nostra disposizione.
Nella mia esperienza, sia personale che di consulenza, un passo importante è cominciare a vedere lo stimolo stressante sotto un’altra luce: non più come un nemico da combattere o evitare, ma come un’occasione per mettere in campo le risorse che già possediamo e di sviluppare nuove abilità che ci torneranno utili per le sfide future.
In fondo, basta osservare come funziona la crescita e lo sviluppo di un qualsiasi organismo vivente: i cambiamenti nella struttura e nelle funzioni sono determinati non solo dalle informazioni già contenute nel DNA, ma soprattutto da quelle prodotte nell’interazione continua tra l’organismo e l’ambiente fin dalle primissime fasi della vita.
Senza gli stimoli stressanti non ci sarebbe né cambiamento né adattamento, e non sarebbe possibile il complesso sviluppo necessario alla vita. Da qui risulta chiaro il ruolo che possono avere per noi gli eventi che ci costringono ad un cambiamento, a muoverci in un’altra direzione, a trovare il modo di superare un ostacolo. Lo “stress”, inteso come insieme delle sfide ambientali o anche come effetto delle nostre risposte ad essi, ha una funzione centrale nella nostra vita e sta a noi riconoscerla per usarla a nostro vantaggio.
Il modo più efficace che conosco per cambiare approccio ad una specifica situazione della nostra vita è il movimento, ed è lo stesso che propongo ai miei clienti: uno dei concetti alla base del Movimento Arcaico è infatti il profondo legame tra il modo in cui ci muoviamo fisicamente e il nostro modo di affrontare le esperienze quotidiane, anche a livello emotivo.
Questo perché le esperienze che determinano la nostra struttura fisica e mentale sono prima di tutto esperienze motorie, perciò anche il modo in cui vediamo un certo problema e le soluzioni che applichiamo per risolverlo dipendono in buona parte dalla nostra intelligenza motoria.
Le risorse per riattivare al meglio la nostra capacità di adattamento sono già presenti in ognuno di noi, e la via più rapida per farle riemergere è attraverso la pratica dei gesti archetipici, gli stessi coi quali si è modellato il nostro organismo nel corso dell’evoluzione. Anche qui vediamo come il ruolo dello stimolo stressante sia stato centrale: ad esempio, il gesto del lancio si è sviluppato per poter raggiungere un obiettivo al di fuori della nostra portata (usando un oggetto come estensione del nostro corpo e del nostro intento), il salto per allontanarsi rapidamente da una fonte di pericolo o per superare un vuoto tra due luoghi sicuri, l’arrampicata per superare ostacoli o conquistare lo spazio verticale, la quadrupedia per passare agilmente sotto ostacoli bassi, e così via.
Forse proprio per questo la riscoperta dei gesti archetipici, anche quando praticata in un contesto ambientale e sociale molto diverso dal nostro habitat originario, è così efficace nel riattivare ciò che ci rende resilienti nella vita quotidiana: la capacità di adattamento passa necessariamente dalle risorse psico-fisiche di forza, agilità, equilibrio, rapidità e resistenza a cui possiamo accedere con il Movimento Arcaico.
Se vuoi sperimentare in prima persona come gestire lo stress quotidiano nel modo più funzionale per te, e come ottenere il massimo dalle piccole e grandi sfide della vita, contatta uno degli esperti di Movimento Arcaico per un incontro individuale (https://movimentoarcaico.it/diplomati/) o partecipa a uno dei prossimi eventi pubblici in programma.
P.S.
Qualche tempo fa ho letto un’antica poesia indiana che a suo modo tratta l’argomento: a prescindere dal contesto religioso in cui è nata, trovo che esprima molto bene il concetto di resilienza, la funzione vitale delle sfide che affrontiamo e il ruolo attivo che l’essere umano può e deve assumere nella costruzione della propria felicità.
Gli ho chiesto la forza
e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.
Gli ho chiesto la saggezza
e Dio mi ha dato problemi da risolvere.
Gli ho chiesto la prosperità
e Dio mi ha dato muscoli e cervello per lavorare.
Gli ho chiesto il coraggio
e Dio mi ha dato pericoli da superare.
Gli ho chiesto l’Amore
e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare.
Gli ho chiesto favori
e Dio mi ha dato opportunità.
Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo
ma tutto quello di cui avevo bisogno.
Nicolò De Leuce, Dottore in Scienze Motorie ed Esperto di Movimento Arcaico