Un’esperienza di rieducazione fisica (e non solo) con il Movimento Arcaico

di Giacinto Olivieri

Una delle cose che mi ha colpito di più nella pratica personale e professionale del Movimento Arcaico è la semplicità, tanto che a volte mi è sorta spontanea la domanda “ma come abbiamo fatto a non accorgercene?

Questo in particolare per noi addetti ai lavori del movimento, come diplomati ISEF, Scienze Motorie, fisioterapisti, ecc.

Eppure il Movimento Arcaico è lì, sotto il naso di tutti, o meglio dentro ciascuno di noi, forgiato da decine di migliaia di anni di evoluzione. D’altronde sono proprio le cose più evidenti che spesso rimangono nascoste o quantomeno svalutate; ma fortunatamente ci ha pensato Massimo Mondini a ritrovarlo e a risvegliarlo in un numero sempre maggiore di persone. Allo stesso tempo sono le cose più semplici (ma non semplicistiche) ad essere le più efficaci.

Ora che comincio a conoscerlo è come ritrovare una parte che era lì da tanto, e che aspettava di essere contattata e valorizzata.
E lo stesso vedo che gradualmente succede, grazie alla pratica, ai miei clienti (preferisco chiamarli così, ho una vera e propria allergia al termine “pazienti”, che ha il concetto di passivo).

Un caso di applicazione pratica nella rieducazione fisica

Situazione di partenza

Un caso di rieducazione fisica in particolare mi ha colpito, perché non avrei mai pensato che avrebbe reagito così velocemente, né mi sarei sognato, fino a un po’ di tempo fa, di proporre un programma rieducativo così ardito. Mi riferisco ad una persona con alcuni disturbi neurologici: tremore, in particolare delle gambe, blocchi del movimento, perdita dell’equilibrio durante il cammino, difficoltà di coordinazione soprattutto nei movimenti veloci, il tutto accompagnato da uno stato di allerta per le difficoltà motorie e una enorme paura di cadere.

Questa persona era rimasta in coma per quattro mesi circa due anni prima a causa di un grave problema di cuore sfociato in un arresto cardiaco, che aveva fatto dire ai medici che probabilmente non ce l’avrebbe fatta e che, se si fosse mai risvegliata, sarebbe probabilmente rimasta in stato vegetativo, dato che il cuore si era fermato per oltre venti minuti.
Invece la vita ha vinto, e dopo alcuni mesi di convalescenza, la persona è tornata in piedi, seppur con i suddetti problemi.

La rieducazione fisica

Una tappa iniziale e fondamentale in questo percorso, cominciato a marzo del 2015, è stato il movimento archetipico del gattonamento: riscoprire il piacere di gattonare come un bimbo, sentire il proprio peso su tutti e quattro gli arti, permettersi il respiro profondo e libero dal naso alla zona perineale, percepire la possibilità di rilassare la schiena e sbloccare il bacino in tutta sicurezza, recuperare il coordinamento crociato braccia-gambe: tutte queste conquiste hanno operato un cambiamento profondo non solo posturale, ma anche interiore; lo stato di ansia è calato sin dalla prima seduta.

Particolare importanza riveste il respiro, sia in questo che in altri movimenti archetipici: la persona deve sempre lasciare la respirazione libera, fluida, senza blocchi.

Il respiro è l’unico atto motorio che è sia volontario che involontario: infatti noi possiamo modificarne volontariamente il ritmo, la profondità, possiamo anche smettere di respirare per un po’, ma solo fino ad un certo punto, perché poi i circuiti neurovegetativi addetti alla regolazione riprendono il sopravvento, costringendosi a fare un respiro.
Il respiro risente molto dello stato emotivo e al tempo stesso è in grado di influenzarlo positivamente; è come una manopola di sintonizzazione per placare emozioni troppo forti e recuperare la centratura.

Giuseppe Calligaris, neuroscienziato che studiò profondamente dei particolari riflessi tra pelle, organi, emozioni e funzioni, scoprì che l’apparato respiratorio è collegato alla emozione di calma e sonno, ed è il polo antagonista all’apparato cardiocircolatorio, collegato all’emozione dell’allerta/tensione. Quindi l’atto respiratorio lasciato libero consente, oltre ad calo della frequenza cardiaca, un immediato stato di benessere e rilassamento delle tensioni in eccesso, come infatti è successo e succede tutt’ora alla persona del caso considerato.

La riscoperta del piacere

Un altro elemento fondamentale del Movimento Arcaico che ha avuto, e sta ancora avendo, un ruolo fondamentale in questo caso (e in tutti gli altri) è la riscoperta del piacere della motricità: una delle differenze principali tra fare semplice ginnastica e fare Movimento Arcaico la fa il gusto di muoversi, il piacere di riscoprire l’atto motorio e di sentire il proprio corpo che riesce a farlo in modo sempre più armonico.
Il principio di piacere, studiato profondamente dal biologo Henry Laborit, è una legge fisiologica della natura che fa percepire in ogni essere vivente come buono, e da cercare, tutto ciò che va nella direzione del mantenimento e miglioramento della vita, e come non buono, e da evitare, tutto quello che la danneggia e la mette in pericolo.
È evidente che lavorare in sinergia con una legge così potente ed antica aziona un vero e proprio turbo, fino al punto che spesso al termine delle sedute di Movimento Arcaico le persone sono più energiche e soprattutto di miglior umore che all’inizio.

Questo è successo in tutte le sedute anche con la persona di questo caso, nonostante le difficoltà e le incertezze: andando avanti con le sessioni si è potuto passare anche ad altri gesti arcaici che la hanno aiutata, e la stanno ancora aiutando, a recuperare altre parti di sé: la spinta, la trazione, svolti anche in forma ludica, che la aiutano ad essere sempre più sicura negli spostamenti.

Molto interessante e proficuo è stato il lavoro col gesto arcaico del rotolamento, che le ha fatto ricontattare il divertimento in sicurezza, il gusto del contatto con la terra e con la gravità, amplificando ulteriormente la profondità del respiro.

I risultati della rieducazione fisica con il Movimento Arcaico

Ogni volta ci sono state e si sono mantenute piccole modificazioni nella postura e nel cammino.

All’inizio dei nostri incontri pensavo che avrei dovuto fare delle sessioni specifiche sullo scioglimento delle tensioni, ma, strada facendo, ho notato che l’uso dei gesti arcaici con l’attenzione sul respiro era già di per sé uno strumento potentissimo per l’incremento della sicurezza e della fluidità di movimento, portando il soggetto ad uno stato di profondo benessere e rilassamento.

Nel corso del processo di rieducazione fisica ho cominciato ad aumentare le difficoltà, facendola lavorare anche con gli occhi chiusi, sia nella posizione quadrupedica mani-ginocchia, sia in piedi, con spinte del sottoscritto per stimolare l’equilibrio, ponendo l’attenzione sempre al respiro che deve fluire libero. In seguito si è arrivati anche alla posizione di quadrupedia con appoggio solo mani-piedi, con grande stimolazione della forza, alla deambulazione quadrupedica normale e inversa.

Poi si è passati a lavorare sui gesti che vengono eseguiti quotidianamente come salire le scale o raccogliere un oggetto da terra, sul bilanciamento delle asimmetrie e sulla camminata.

Il soggetto in questione è particolarmente diligente ed esegue gli esercizi anche a casa, amplificando e consolidando i risultati delle sessioni. Questo è un aspetto fondamentale.

Abbiamo svolto parecchie sessioni, 25 in due blocchi a distanza di 4 mesi, ogni volta con piccoli miglioramenti sia di equilibrio, sia di forza (in particolare delle gambe), sia di coordinazione, sia di coraggio nel cammino: lei stessa mi diceva che non aveva più paura di cadere come all’inizio.

In ogni sessione è stata posta l’attenzione oltre che al respiro, alle sensazioni di prima, durante e dopo i gesti arcaici, e valutata la differenza soggettiva sensoriale e oggettiva nella deambulazione e postura.

Anche il gesto del lancio è stata una bella sorpresa, con influenza fisica positiva non solo sulla parte superiore del corpo, ma anche sulla parte inferiore e sull’equilibrio, sulla riscoperta del piacere del movimento (doveva colpire me con una palla di spugna mentre mi muovevo…), sul recupero delle proprie potenzialità. Questo conferma ancora una volta il grande impatto del Movimento Arcaico a tutto tondo sul sistema umano. La persona stessa mi ha confidato molte volte di non aver neanche lontanamente immaginato in passato di riuscire a fare quello che stava facendo.

Un passaggio importante è stato quello del recupero della flessione dell’anca e della sua forza nella spinta; esercizi di estensione del bacino e delle anche in decubito supino, anche con resistenza, hanno contribuito molto.

Il futuro

I gesti che risultano ancora difficili sono il salto, lo scatto, la corsa; c’è da dire che anche prima del coma questa persona non aveva mai più praticato questi gesti dall’infanzia, non aveva mai praticato sport, tantomeno saltare, scattare, rifiutando la fatica fino al punto di disapprovare con compatimento coloro che vedeva correre, chiedendosi perché mai lo facessero.

Con la scoperta del piacere del gesto arcaico ha finalmente sentito e compreso col corpo cosa significa star bene muovendosi, e ha fatto diventare il movimento una prassi piacevole e indispensabile nella sua vita.

Le sessioni future verteranno sempre di più sul recupero di questi gesti e delle potenzialità fisiche, emozionali e psichiche ad essi correlati: c’è ancora della strada da fare, ma molta motivazione e forza nell’affrontarla viene dal guardare indietro e osservare con grande soddisfazione quanta ne è stata fatta.

E la rieducazione fisica (e non solo) continua….

Giacinto Olivieri, massofisioterapista, ideatore di Riflessologia Frattale, esperto di Movimento Arcaico.


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