Siamo tutti dei segnapunti?

di Massimo Mondini

Qualche anno fa ha avuto un grande successo il libro di Bessel Van der Kolk The body keeps the score che letteralmente vuol dire “il corpo tiene il punteggio”, pubblicato in Italia da Raffello Cortina col titolo Il corpo accusa il colpo.

Il testo parla fondamentalmente dell’approccio dell’autore allo stress di origine traumatica e propone, cosa totalmente innovativa in certi ambienti accademici, di integrare la psicoterapia con approcci centrati sul corpo, sul movimento e sull’espressività corporea.

Pochi mesi fa se ne è parlato in qualche gruppo di psicoterapia a indirizzo corporeo e alcuni praticanti di Movimento Arcaico mi hanno sollecitato a fornire una spiegazione in termini di Archetipi Motori alle seguenti domande:

“Ho sempre il collo contratto e dagli esami non risulta niente, può essere lo stress di un trauma emotivo?”

“Quando mi succede di fare qualcosa che proprio non mi va di fare mi parte un dolore lancinante dietro la scapola sinistra, sarà che attivo qualche memoria emotiva?”

“Perché nelle situazioni di stress mi accorgo di avere una tensione particolare, come una cintura, che mi stringe leggermente la parte bassa del torace?”

Tutti ci accorgiamo istintivamente del collegamento tra stress emotivo e sintomi fisici, come tensioni muscolari o viscerali. Ce ne siamo accorti la prima volta che ci è venuto il mal di pancia quando c’era l’interrogazione a scuola, ma è ben più difficile capire esattamente come questo accada. Ci sono tantissime teorie, alcune più convincenti altre meno.

Sta di fatto che gli stress emotivi ripetuti, o i traumi, lasciano spesso dei residui molto spiacevoli sul lungo termine come ad esempio determinati muscoli che tendono ad essere più contratti del dovuto e, oltre a stancarci, portano eccesso di carico alle articolazioni, logorandole anzitempo.

Poi ci sono zone dove la tensione muscolare smaschera decisamente il fatto che abbiamo vissuto degli stress come ad esempio i pettorali o i già citati muscoli del collo o anche la muscolatura paravertebrale.

Quindi Vand Der Kolk ci invita giustamente a riattivare il corpo, ma d’altronde lo faceva anche il tanto discusso Wilhelm Reich che ha lasciato allievi del calibro di Lowen a proseguire la sua opera.

Non dimentichiamo inoltre che nelle tradizioni sciamaniche e anche in culture “pre-sciamaniche”, in tutti i continenti, compaiono specifici rituali dove, con vibranti scuotimenti fisici, si fa uscire dal corpo l’accumulo di sensazioni negative che si sono radicate in seguito ad una forte emozione.

Per rispondere alle domande di cui sopra, la risposta è sì. Non c’è aspetto emotivo della nostra vita che non venga elaborato, rielaborato e vissuto dalla nostra muscolatura (e da tutti gli altri sistemi del nostro organismo) e, spesso, quello che non possiamo digerire lo incistiamo, lo teniamo nella posizione dove può nuocere il meno possibile, come se costruissimo dei muri di cemento attorno ad una bomba inesplosa… solo che i muri di cemento pesano e, per forza di cose, ci generano tensione e stanchezza.

Per dirla con Van Der Kolk:

i traumi possono “alterare il sistema immunitario e generare malattie autoimmuni; paralizzare i muscoli e bloccare il respiro; produrre lesioni senza aggressioni fisiche: questo siamo noi e questo – conclude – è un insieme di conoscenze che fa luce sul mistero della biologia e del perché siamo animali così forti, capaci di sopravvivere alle esperienze più atroci”.

Ovviamente il Movimento Arcaico aiuta perché agisce anche a livello di “memorie muscolari” e sensazioni viscerali ma non è assolutamente un tecnica specifica per questi problemi quindi, anche se aumenta il benessere e la coordinazione del praticante le contrazioni più radicate o quelle più antiche, non se ne vanno solo con la pratica.

Questi nodi si sciolgono solo con tecniche specifiche e con strategie mirate a far recuperare all’organismo la scioltezza originaria, gli ordigni vanno disinnescati in maniera precisa e i “muri di cemento” vanno smantellati in maniera appropriata, portando via le scorie.
Poi il corpo torna a sorridere.


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