Il Monaco sa guidare la Ferrari?

di Massimo Mondini

Un problema che emerge spesso nei corsi sull’efficacia personale (quelli che ti insegnano ad ottenere quello che vuoi) è che, quando si chiede al partecipante di dichiarare quello che vuole per decidere poi la strategia su come raggiungere l’obiettivo o la situazione desiderata, alcuni vivono un momento di smarrimento e dicono frasi come è proprio questo il problema… non so quello che voglio.

Ci si sente anche maluccio perché ci si confronta con altri che hanno espresso con decisione affermazioni precise come: “Voglio un aumento del fatturato del 35% entro Maggio!” oppure “Voglio abbassare di 5 minuti il mio tempo sulla maratona”. Mentre qualcuno sta lì, forse anche con un'espressione un po’ indecifrabile, ad avere il coraggio di ammettere davanti a tutti che sta compiendo il peccato più grave in questo mondo di consapevolezza… non sa quello che vuole. Beh, non ha tutti i torti, ma questo lo vediamo un’altra volta.

Questo, in genere, fa fare un passo indietro ai coach/insegnanti/mentori, perché dicono, ad alta voce o meno, se non sai quello che vuoi, come posso aiutarti?

Allora alcuni mollano e altri invece applicano delle strategie per capire, insieme all’allievo, quello che vuole.

Ma ci si avventura in un roveto spinoso perché la persona, quando inizia a pensare a quello che vuole, di solito lo fa da una posizione scomoda, invischiata da mille preconcetti e dubbi non necessariamente manifesti, come ad esempio:

  • Questo non posso ottenerlo quindi nemmeno ci penso a metterlo tra le cose che voglio
  • Questo costa troppa fatica 
  • Il percorso per ottenerlo non è coerente con la mia storia o con chi sono
  • Questo penso di volerlo, ma lo voglio davvero???
  • Non so se me lo merito… forse non me lo merito proprio!
  • Cosa penseranno gli altri di me nel momento in cui mi vedranno così?
  • E se poi quando l’ho ottenuto scopro che non è realmente quello che volevo
  • Voglio stare meglio ma se ciò implica mangiare l’insalata, allora non ci penso nemmeno! (è giusto un esempio eh)

Oltre ai soliti dubbi o certezze “E se non sono capace?", “ E se fallisco?”

Poca roba, eh? 

Ovviamente non tutti hanno tutte queste obiezioni ma ne basta solo una per inquinare irrimediabilmente tutto il procedimento di scelta e di orientamento.

Ne basta uno all'inizio o anche in corso d’opera se arriva in un punto sensibile. 

Inoltre ci sono tutta una serie di obiettivi e situazioni desiderabili a cui l’allievo non pensa nemmeno perché non fanno proprio parte della sua realtà, ciò non è che le creda impossibili ma non sa nemmeno che esistono certi modo di essere e lavorare perché non ne ha mai fatto esperienza (l’esperienza diretta è un creatrice di pregiudizi formidabile e te lo dice uno innamorato dell’empirismo).

Quindi che cosa può fare un coach di fronte a uno che ti dice che non sa quello che vuole? Lo manda a casa con un onestissimo “non ti voglio rubare tempo e soldi, torna quando saprai quello che vuoi” oppure capisce che il cliente ha bisogno di un aiuto preciso che si può attuare se e solo se si mette il cliente in contatto con delle risorse pure. 

Non con le sue abilità, non con quello che sa fare, o crede di saper fare, non migliorando i suoi punti deboli (reali o presunti che siano) non con un reframe, ma solo agendo su risorse pure. 

Ah, il Transpersonale?

Il Livello energetico?

No, non il “transpersonale”, non le energie, non altro.

Le risorse pure sono quelle a cui si attinge automaticamente in certi frangenti della vita come, ad esempio, quando vivi una storia d'Amore accresciuta da un'emozione forte e purissima, o quando stai per annegare e riesci a salvarti o meglio qualcosa ti salva.

Non tutti i giorni iniziamo una storia di amore positivamente stravolgente e non tutti giorni cadiamo in un fiume in piena o giù da un dirupo, ma fortunatamente la Natura ha previsto che si possa accedere anche con altri metodi, abbastanza piacevoli e accessibili tutti i giorni.

Quindi cosa succede?

Accedendo alle risorse pure, vedendo che può essere creatore di qualcosa che non credeva di poter creare, vedendo che può modificare qualcosa che credeva immutabile, la persona inizia a vedere quali sono i propri obiettivi nella vita, inizia a svincolarsi dal destino altrui e a intuire come portare a compimento il proprio destino, coglie la direzione della realizzazione personale, inizia per lo meno ad avere le giuste basi in tal senso. Si sente di avere l'energia per alzare lo sguardo e per vedere cosa può esserci un po’ più in là, poi arriva anche l’energia per camminare fin là, poi può anche arrivare il Cammino come risorsa pura per cui ti accorgi che camminare fin là, non ti brucia energia ma te ne regala. E ti rigenera.

A quel punto si può iniziare a porre delle mete, a decidere una direzione che poi è sostenibile e che porta la persona dove realmente vuole.

E invece tutti quelli che sanno quello che vogliono.

Chi ci dice che sa quello che vuole va comunque rispettato ma bisogna tenere in considerazione che ci sono persone che credono di sapere quello che vogliono e invece ti spiattellano lì un obiettivo che la mamma o il papà o qualcun altro ha deciso per loro. E altri ancora invece sanno con esattezza di avere un obiettivo, che in realtà è tutto loro ed è anche magari fortemente sentito ma che poi li porta alla rovina perché è preso da una posizione sbagliata. E che forse li può portare alla rovina o comunque allontanare dalla loro realizzazione.

Poi ci sono anche tante persone che sanno quello che vogliono ed è tutto coerente e cristallino dalla A alla Z, in questi casi si può effettivamente aiutarle ad arrivarci. Meglio se con risorse pure 🙂

Insomma diamoci dentro con queste risorse, non chiedono di meglio che di essere attivate.


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