Sei pigro? Il Movimento Arcaico risolve il problema alla radice

di Massimo Mondini

Ci sono tantissimi libri che spiegano quanto sia importante fare movimento e che illustrano dettagliatamente come e quanto farne, così come ci sono moltissimi studi e statistiche che rilevano quanto le popolazioni dei paesi industrializzati (nonostante la moda del fitness) lo stiano facendo sempre meno.
Quello che generalmente non spiegano è il perché moltissime persone non fanno movimento, perché molti hanno addirittura il rifiuto totale!
Ci sono vari aspetti e penso che conoscerli ti renderà più facile avvicinarti ad una pratica quotidiana e, se già pratichi, ti saranno comunque utili a capire meglio il perché di certe motivazioni (o de-motivazioni) profonde.

È naturale ricercare la comodità…

Innanzitutto dobbiamo tenere presente che gli esseri viventi tendono all’economia: il tuo istinto sa che sprecare energie è un grandissimo errore e può essere decisamente fatale. In natura non sempre le risorse di cibo abbondano, non sempre è facile coprire il fabbisogno, quindi consumare energie e tessuto organico (ad esempio cellule muscolari, articolazioni) che poi non si ha la certezza di poter rimpiazzare a breve termine non è certo una cosa da prendere alla leggera. Questo il tuo istinto lo sa… quindi ti fa amare la sensazione di startene comodo comodo, alla temperatura più gradevole e con le tue cellule belle idratate, ingrassate e mineralizzate.

I rettili possono essere pienamente coerenti con questo istinto al riposo senza avere nessun problema. I maestri zen e quelli di arti marziali orientali amano fare riferimento all’abilità della rana di stare immobile una giornata seduta su un sasso e poi poter spiccare un balzo incredibile e cercano di coltivare la stessa abilità nei loro allievi. Con scarso successo.
Il programma biologico di noi mammiferi è diverso, c’è una neurologia molto più complessa a governare il tutto (circolazione, muscoli, visceri) quindi non potremmo mai, per quanta meditazione zen facciamo, sviluppare quel tipo di abilità, stare fermi così a lungo ed evitare il rattrappimento, né tanto meno sarebbe utile per noi.

… ma ci piace muoverci

Noi mammiferi, per nostra natura, oltre a saper godere del riposo sappiamo godere anche molto profondamente del movimento. L’essere umano poi ha una neurologia ancora più sviluppata e complessa e facoltà motorie ancora più poliedriche, ed è proprio per questo che la goduria data da certi tipi di movimento è una delle libidini più profonde che possiamo provare.
Quindi è vero che c’è una parte ben presente in noi che ci spinge, giustamente, al risparmio ed è altrettanto vero che c’è un’altra parte, altrettanto potente che ci spinge a muoverci, a correre, a saltare, a giocare. Queste due parti sono strutturate, nel nostro progetto originario, per funzionare non in contrasto ma in perfetta armonia.
Anche perché per qualsiasi mammifero, e per l’essere umano ancora di più, lo sviluppo delle abilità motorie è importante per la sopravvivenza tanto quanto risparmiare energie e lo sviluppo delle abilità dipende quasi esclusivamente dal fatto di esercitarle.

C’è chi si arrende subito…

Torniamo all’istinto del risparmio: è molto interessante vedere che agisce in modi diversi su soggetti diversi. Anche se all’origine c’è la stessa pulsione (o meglio inibizione) ogni persona lo vive a modo suo.
Ci sono persone che prima di mettersi a fare allenamento iniziano a cercare motivi per non farlo, si dedicano a cose più urgenti, o a distrazioni anche futili purché facciano passare del tempo in altro. Altre persone prima di fare allenamento hanno un vero e proprio malessere, alcuni tipo nausea altri con sintomi da inizio influenza come senso di ossa rotte e così via. Ci sono alcuni che prima dell’allenamento vengono investiti da un senso di stanchezza che magari fino a poco prima non sentivano. Ti riconosci?

Ovviamente quando ci si allena regolarmente da un po’ di tempo tutte queste cose tendono a scomparire, ma per chi non è ancora abituato possono essere degli ostacoli enormi.

C’è uno studio americano molto interessante, citato tra l’altro nel classico Runner within, che ha raccolto un dato molto interessante: la persona media che decide di iniziare un programma per mettersi in forma abbandona mediamente ben 13 volte prima di riuscire ad applicarsi al programma stesso. Ovviamente il risultato dello studio prende in considerazione solamente la media, quelli che poi riescono a seguire il programma; invece le persone che abbandonano prima e non arrivano a questo punto non sono contate. Essendo sempre stato abituato a fare allenamento, per me è stato un dato scioccante. Immagino lo sforzo enorme di autodisciplina che porta una persona a riiniziare dopo che ha abbandonato una o due volte, ma se poi abbandoni 12 volte iniziare la tredicesima deve essere veramente un supplizio, devi aver ingoiato una dose di frustrazione e una gran quantità di sentimenti altalenanti.
Sembra una lunga ed estenuante negoziazione “Dai devi farlo!” “No non ne ho voglia! Non posso!”.
È la solita vecchia storia dell’autodisciplina: “vai a fare i compiti!” ma sei più attratto dall’andare fuori a giocare (o dai videogiochi, dipende dalla generazione).

… e chi abbandona dopo un po’

C’è anche un’altra tipologia di persone: ci sono quelli che iniziano senza problemi, perché si sentono motivati da un obiettivo molto attraente per loro, come ad esempio migliorare l’aspetto, ma poi si trovano di fronte all’ “effetto rettile”, non appena iniziano le risposte fisiologiche. Ad esempio dopo pochi minuti di corsa, se non sei allenato, puoi avere tutta una serie di sensazioni molto negative, le gambe che diventano macigni, il respiro che ti sembra difficoltoso o il cuore che sembra voler uscire dal petto. O se fai esercizi di potenziamento, uno o due giorni dopo puoi sentire dolori muscolari notevoli. In ogni caso sono tutte sensazioni che se non ben gestite possono minare la tua decisione di continuare.
C’è anche un aspetto più emotivo che scoraggia i principianti. Spesso quando si inizia ci si rende conto di quanto si è fuori forma: forse non ci aspettavamo di non riuscire a correre per un quarto d’ora oppure pensavamo di poter fare almeno 10 trazioni alla sbarra. Avere la prova schiacciante che la realtà non corrisponde alla nostra fantasia può generare un senso di auto-svalutazione che solo per pochissimi risulta motivante, la maggior parte delle persone invece si limita, più o meno consapevolmente, a voler evitare quelle che, in maniera tacita, possono sembrare prove di inefficienza.

Negli sport ad alto contenuto tecnico c’è ancora un altro aspetto: la prima lezione di golf o di ju jitsu, difficilmente vede la nascita di un campione, anzi può essere molto frustrante non riuscire a produrre il risultato desiderato col proprio movimento. Soprattutto perché a molti di noi certi gesti appaiono facili: e che ci vuole? Ma ben presto si scopre che la realtà è ben diversa! Nella maggior parte dei casi, occorre l’abilità dell’istruttore di mettere le cose nella giusta prospettiva per evitare l’abbandono immediato.

A volte l’abbandono dell’attività fisica non avviene nelle fasi iniziali della pratica, può essere molto più avanti nel tempo e per motivazioni differenti. Ne analizzerò solo alcune: le principali vanno dalla concomitanza di impegni familiari e professionali alla noia, la mancanza di stimoli, che sopraggiunge quando non trovi più divertente e in nessun modo stimolante la solita attività. Poi ci sono le fasi di plateau, quando non riesci più a migliorare per un po’ di tempo e vai in uno stato di frustrazione. E non dimentichiamo gli infortuni da stress ripetuto o altro. Tutte queste motivazioni sono in realtà perfettamente coerenti con il funzionamento del nostro sistema nervoso e ci sono sistemi per evitarle.

Ora però non voglio entrare nell’ambito di queste tematiche ma voglio invece spiegarti una cosa fondamentale per te che ti chiarirà una volta per tutte come e perché puoi fare movimento tutta la vita senza rimanere impantanato in nessun problema di motivazione.

E allora cosa fare?

Muoversi dicevamo è un dispendio di energie e, potenzialmente, anche un mettere a repentaglio la nostra incolumità, ti faccio un esempio pratico…
Perché devo spostare un piede e mettere così a rischio il mio equilibrio? E’ una cosa che non farei mai e poi mai! A maggior ragione per il fatto che siamo bipedi, se sono ben bilanciato sui miei due piedi spostarne uno mi costa molta energia muscolare e mette a repentaglio il mio equilibrio. Se me lo dice l’istruttore di aerobica lo faccio perché ho pagato la lezione e perché penso che mi serva per mettermi in forma ma sono motivazioni molto deboli dal punto di vista biologico ed evoluzionistico, se però dalla costa della montagna si stacca un sasso e mi sta per arrivare dritto sulla caviglia allora lo sposto rapidamente e senza pensarci perché nel mio disegno originario sono strutturato e programmato per evitare danni alla mia struttura e anche per evitare il dolore. Evitare il dolore è una motivazione immediata, fortissima e che non ha bisogno di spiegazioni o letture complesse, si fa. Punto. Oppure se sto danzando un ritmo incalzante e tutto il mio corpo si muove in armonia con questo ritmo allora il piede lo sposto senza problemi perché è piacevole. Andare verso il piacere è l’altra motivazione immediata, assoluta, un imperativo biologico che non solo ci ha tenuto in vita come specie ma che ci consente di esplorare ed esprimere le nostre potenzialità più meravigliose.

Questo modo di agire e di vivere il movimento non crea nessuno stress e nessun tipo di inibizioni perché è vivere ciò che noi già facciamo costantemente nella vita.

Non siamo fatti per fare movimenti meccanici e ripetitivi, non siamo fatti per dover utilizzare l’autodisciplina per muoverci, dobbiamo invece il massimo rispetto alla nostra capacità individuale e di specie che sa esattamente come e perché farci muovere.

La carezza sul corpo della persona amata è movimento. Allungare il collo per vedere il panorama oltre la collina è movimento. Anche una bella corsa è movimento… fatta con la libidine primordiale del calpestare ritmico sul pianeta.
Ogni mammifero può senz’altro correre per motivi di sopravvivenza ma più spesso corre per sentire questo profondo godimento ancestrale. Manchiamo solo noi.

E il Movimento Arcaico?

Un dato per me molto importante è la percentuale di abbandoni di Evoluzione Arcaica, il programma con cui si poteva iniziare a praticare Movimento Arcaico disponibile online.
Come sappiamo gli abbandoni ai corsi in palestra superano abbondantemente il 70% entro i primi tre mesi, i programmi di fitness individuali sono abbandonati 13 volte prima di essere seguiti, i percorsi online hanno una percentuale media di abbandono del 50% entro i tre mesi, ebbene Evoluzione Arcaica ha una percentuale di abbandono del 2%.
Fortunatamente i praticanti di Movimento Arcaico non attraversano tanta sofferenza e tanti conflitti interiori, anzi si riconnettono col piacere.


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