Una scena che ho visto più volte ultimamente.
Al parco giochi una bimba si avvicina ad un'altra e le chiede: “Giochiamo?”
E l'altra risponde: Sì!
E le bimbe iniziano a giocare, seguono percorsi che mescolano la realtà fisica dalla quale sono circondate alla realtà interiore, di pura e scatenata fantasia, che stanno vivendo e che, con canali che ancora non comprendo, riescono a condividere all'istante.
E non appena inizia la magia del gioco libero accadono i miracoli: il bimbo che aveva male al ginocchio se lo dimentica e corre, salta, atterra sulle ginocchia di proposito senza farsi nulla; la bimba che era cupa e impacciata fino a tre secondi fa ora ha l'espressione e la sicurezza di una principessa guerriera mitologica sterminatrice di mostri che poi, in una frazione di secondo, diventa la dolcezza personificata mentre gioca a servire il tè alle sue amiche usando quattro sassi come finte tazze.
Il loro cervello si scatena, esplorano in meno di mezz'ora una gamma di emozioni e di esperienze che l'adulto medio, ingabbiato in una routine normale non può esperire nemmeno in due o tre mesi.
Meno i genitori intervengono meglio è. La mente è libera e il corpo è libero, i linguaggi creano nuove vie e nuove possibilità.
Se non facessi Movimento Arcaico li invidierei 🙂
Nel campo di fianco ci sono ragazzi grandi che giocano a pallacanestro. Si divertono anche loro, in qualcuno c'è sicuramente uno stato di flusso, un'espressione di divertimento.
Di fianco ancora c'è un palazzetto dello sport dove gli adulti giocano con molto, molto agonismo e altri adulti e famigliari di tutte le età guardano il gioco con interesse e divertimento schierato, condizionato, cioè si divertono di più se fanno punto quelli con la maglia rossa rispetto a quelli con la maglia bianca.
Sono tre forme di gioco, ognuna è potenzialmente un'esperienza con molti effetti, molti valori e hanno in comune un potente effetto catartico e liberatorio.
Ovviamente il gioco libero dei bimbi, quello del primo esempio è quello più potente e liberatorio, è sicuramente quello con più effetti magici, è quello archetipico da cui possono poi sgorgare tutte le altre forme di gioco ed è anche quello che ci mette in contatto con una sorta di dimensione superiore.
Il secondo esempio, il gioco carico di agonismo degli adolescenti e del periodo immediatamente successivo, è comunque una tappa fondamentale, sia per i maschi sia per le femmine. Confrontarsi coi propri coetanei sull'onda di una forte spinta agonistica ti aiuta a capire chi sei, a sentire fisicamente le tue potenzialità, ad esercitare due funzioni archetipiche fondamentali: il senso di opportunità e la tenacia. Inoltre, se opportunamente guidato, può essere anche uno strumento utilissimo per una sana ristrutturazione dell'ego, per apprendere il senso profondo delle regole e un profondo rispetto degli altri.
C'è un forte elemento primordiale che esiste da molto tempo, da quando è nata nei primi due adolescenti umani, il “vediamo chi corre più veloce” non per una necessità immediata legata alla funzione della corsa ma per vedere, per verificare, chi corre più veloce. Il risultato si esprime con un dato grezzo, semplice, inconfutabile. Vittoria, sconfitta o pareggio. In realtà contano tantissimo anche il prima e il dopo:
- Il prima, cioè tutti gli elementi che ti portano lì ad essere chi sei, ad essere dove e quando si verifica la possibilità del confronto. E di tutti gli elementi del prima quello chiave è avere la capacità di accettare la sfida. Un'abilità per la vita su questo pianeta.
- Il dopo, cioè la capacità di assorbire il risultato, al meglio, di non esaltarti e non abbatterti, di iniziare a metabolizzare la vittoria o la sconfitta a livello anche cellulare, nel profondo dei tuoi tessuti muscolo scheletrici per diventare più forte e sempre più pronto a metterti in gioco.
Il terzo esempio, l'agonismo, la spettacolarizzazione, il tifo, è una forma di gioco che tra le altre cose diviene un rito, o meglio, una modalità ritualizzata di accesso all'archetipo dell'Agon.
Il gioco Agonale, che prevede uno scontro assolutamente ritualizzato da precisi colori, scelte di campo, l'incertezza dell'esito, i vessilli, le uniformi, gli elementi acustici, proietta tanto gli atleti quanto gli spettatori in una dimensione mitica.
A differenza della pura sfida adolescenziale ci sono molti più elementi, alcuni dei quali complessi e non immediati: ad esempio è necessario un pubblico, anche se non sono migliaia di persone va bene ma deve comunque essere in grado di farsi sentire, se non ci sono gli spettatori non c'è lo spettacolo, poi deve esserci un premio, e tanto è più forte il suo valore simbolico tanto è più potente il rito, inoltre deve esserci l'attesa e l'aspettativa... almeno un accenno di pronostico.
E che i giochi abbiamo inizio.
La forza dell'Agon smuove nello spettatore elementi razionali (osserviamo e valutiamo, le strategie della squadra, le prestazioni dei singoli giocatori, la tenuta mentale o la grinta, la qualità dell'arbitraggio, ecc.) e fattori puramente emotivi, come ad esempio il coinvolgimento fazioso dell'appartenenza, con tutto il movimento che ne consegue (bello battere la Francia in semifinale, no?) e il rapimento quasi estatico di fronte ad una bella azione inaspettata.
Già tutto questo ci fa evadere, ci aiuta a spezzare la routine della quotidianità, ci mette a contatto con le altre persone ma c'è anche molto di più: se si trascendono questi elementi, se ci si centra, ci si porta a godere lo spettacolo ad un altro livello, si entra in una dimensione mitica senza tempo, vediamo che le squadre ripercorrono le tappe di un evento senza età, qualcosa che è accaduto in tempi mitici, qualcosa di assolutamente necessario in ogni tipo di società.
Non a caso, a livello mondiale, lo sport genera un movimento di soldi sconvolgente con cifre ben al dì là della comprensione di chi non sia preparato a ragionare coi grandi numeri. Solo il calcio, e solo il calcio degli adulti (quindi non ci mettiamo tutte le iscrizioni alle scuole, le attrezzature, le trasferte, ecc. pagate da milioni di famiglie in tutto il mondo), genera la cifra di 47 miliardi di euro a livello globale.
Ovviamente ci sono molti altri esempi di gioco, da bimbi, da adolescenti e da adulti che non rientrano in queste categorie, ho riflettuto su questi proprio perché ero in piazza Apollodoro a Roma dove c'è il gioco bimbi, i campetti da pallacanestro e il palazzetto ormai quasi del tutto ristrutturato.