È molto probabile che anche tu, quando eri a scuola, ti sia chiesto “a cosa mi serve imparare questa cosa?”
Nel rispondermi cercavo di accettare i consigli degli insegnanti tipo “ti servirà quando sarai grande” con un vero e proprio atto di fiducia, che però non è durato molto. Ad un certo punto scattarono le obiezioni e aumentò la difficoltà a capire davvero come mi sarebbero servite quelle nozioni. Questo iniziava a essere un forte limite a memorizzare, a imparare e addirittura a leggere un libro. Arrivò quindi la rassegnazione e l’unica motivazione per me accettabile era quella di studiare per superare l’esame.
Moltissimi bambini sono entusiasti di cominciare la scuola, di andare in un posto in cui poter appagare la propria voglia di conoscere, di fare esperienza di vita, di crescere. Cosa succede poi? Succede che non trovano quello che cercano!
Trovano per lo più un sistema di trasmissione di nozioni, molte lezioni noiose, spesso insegnanti demotivati, un elenco sterile di date e nomi da imparare a memoria mentre alcune tra le lezioni generalmente più interessanti, come arte e educazione fisica, sono relegate a materie di serie B pronte a saltare se serve recuperare altro.
Come si può pretendere che un bambino o un ragazzo si appassioni a tutto ciò?
Ecco allora che si adotta, visto che serve imporlo, il meccanismo di premi e punizioni e di giudizio della condotta nel caso qualcuno non fosse d’accordo (ottimi sistemi di addomesticamento). Il motivo dell’apprendimento si trasforma così nel superamento di una verifica e non nell’apprendimento della vita per la vita. È noto infatti che poco dopo la verifica molti contenuti vengono dimenticati e la cosa ha molto senso: il motivo dell’apprendimento cessa di esistere.
I bambini sono naturalmente predisposti ad apprendere.
Quanti si sono sentiti dire che non si impegnavano abbastanza, che potevano fare di più e addirittura che non erano capaci? Quante volte si attribuisce la colpa ai piccoli e si scarica così la responsabilità dei grandi?
Prendiamo come esempio alcune osservazioni di Peter Gray, psicologo ed esperto di apprendimento, sull’apprendimento della lettura in alcune realtà diverse dalla scuola tradizionale. Precisiamo che in queste realtà, alcuni homeschooling e la scuola Sudbury Valley, i bambini sono responsabili della propria formazione e molto liberi sulle modalità. Ciò che emerge è:
- i bambini imparano a leggere a svariate età;
- quando sono veramente motivati a farlo, a qualunque età sia, imparano molto rapidamente ;
- i tentativi da parte dei genitori di insegnare a leggere a bambini immotivati generalmente non riescono e spesso sembrano ritardare l’interesse del bambino verso la lettura;
- ascoltare letture da parte di adulti o ragazzi più grandi facilita l’apprendimento.
Nel momento in cui il bambino è motivato e ha a disposizione gli strumenti e l’ambiente giusto solitamente non ha difficoltà ad apprendere. Anzi, lo fa con gioia e in modo molto veloce ed efficace.
La pretesa di voler insegnare qualunque cosa ai bambini è un atteggiamento arrogante che non tiene conto delle reali capacità umane.
Ciò di cui un bambino ha bisogno è fiducia, un ambiente sicuro e vario in cui poter esplorare liberamente e molto meno aiuto di ciò che spesso pensiamo. Al contrario le imposizioni, l’insegnamento per una verifica e in generale l’impossibilità di rispettare i suoi tempi sono fattori che diminuiscono l’efficacia dell’apprendimento.
Siamo spesso abituati a vedere un solo modello di scuola, a dare per scontato che si faccia solo in quel modo. Quello che emerge confrontando vari modelli è che il nostro metodo “tradizionale” è estremamente poco efficace ed è anche causa di numerosi problemi.
L’articolo è interessante. Lo sarebbe ancora di più se fosse praticabile con un bambino in ogni circostanza. Ho avuto modo di osservare la figlia della mia ragazza, una bambina di tre anni e mezzo. Ho notato che, come immaginavo, il problema reale di un bambino non sta nell’apprendimento ma nell’educazione. Il confine tra apprendimento ed educazione è sottile ma non sono la stessa cosa. I bambini, in quanto creature nate libere che tendono alla libertà, cercano di fare ciò che vogliono. Spesso però ciò che vogliono fare loro in un dato momento (che può interrompersi senza il minimo motivo dopo due secondi o due ore) non è compatibile con le circostanze oppure è troppo influenzato dalle circostanze e porta il bambino a fare cose che normalmente (in condizioni di serenità) non farebbe. Trovo superflui alcuni giudizi presenti in questo articolo dal momento che l’approccio esperienziale con un bambino non può essere generalizzato ma andrebbe valutato a seconda del caso.
E quindi???… cosa proponete??? cosa suggerite ???
datemi un’alternativa valida al metodo tradizionale d’insegnamento che vi seguirò ovunque.
Ho un bambino di 9 anni che frequenta la scuola elementare pubblica e non siamo affatto contenti dei contenuti dei programmi scolastici.
Dateci l’alternativaaaaaa….
Grazie
Saluti
Ciao Cipriano,
grazie del commento estremamente concreto e stimolante.
Di alternative al momento ne esistono e sono le scuole cosiddette libertarie o democratiche, anche se, per quanto ne so, coprono solo il periodo fino a dieci anni. Ovviamente sono realtà varie e come in tutto alcune sono migliori e altre peggiori.
Ciò che posso dirti è che in tanti abbiamo vissuto male la scuola e che in un modo o nell’altro abbiamo provato a gestire la situazione. Ognuno ha un certo grado di forza (psico-fisica ed emotiva), una quantità di strumenti e risorse da poter utilizzare per affrontare un percorso. Una cosa su cui si può agire è dare la possibilità a bambini e ragazzi crescere proprio in questo.
Ciò che riferiscono ex allievi di scuole libertarie importanti è che il passaggio ad una scuola secondaria “tradizionale” è stato sicuramente impattante e inizialmente difficile, ma solo inizialmente. Quello che avevano acquisito negli anni precedenti è stato fondamentale per affrontare al meglio la situazione.
Ecco quindi cosa si può fare a prescindere dalla scuola che un ragazzo frequenta: rendere esemplare il tempo che non passa in classe. Gioco libero, movimento nella natura, assecondare e stimolare la sua curiosità, fare in modo che viva in un ambiente sereno e tranquillo, dargli fiducia e in generale accompagnarlo verso un processo di responsabilizzazione e di conoscenza ed evoluzione della propria forza.
Questo è il massimo che sento di dirmi e so che non risponde completamente alla tua domanda. Il modo in cui farlo poi, non essendo io genitore, dimmelo tu. 🙂
Naturalmente il Movimento Arcaico può essere uno strumento utilissimo in tutto ciò, sia per tuo figlio che per te. Molti genitori che hanno conosciuto il Movimento Arcaico hanno migliorato ulteriormente il loro essere genitori con conseguenze molto interessanti sui figli.