È forse la domanda che mi è stata posta più spesso e credo che sia anche la domanda che in tanti hanno dentro ma non osano nemmeno porre:
Se so che fare questa cosa mi fa bene (o mi è utile) perché non la faccio… oppure la faccio e lascio perdere dopo un po’?
Il meccanismo di motivazione è stato affrontato nella stragrande maggioranza dei libri di self-help e crescita personale degli ultimi 50 anni.
I processi decisionali e il passaggio all’azione sono un tema centrale anche nell'ambito della psicologia, dagli albori fino alla psicologia cognitiva, e tali processi sono indagati molto a fondo anche nelle neuroscienze, in molte delle sue varie declinazioni. Per non parlare della filosofia della letteratura e di chiunque altro abbia osservato, negli ultimi millenni, i moti dell’animo umano.
Purtroppo, soprattutto nell’ambito della divulgazione spicciola, in moltissimi casi sono state date risposte superficiali o incomplete che hanno generato ancora più confusione.
In realtà non può esistere una risposta semplice anche per il fatto che la questione può essere vista da molte prospettive diverse.
Però ora ti voglio dare una risposta o delle risposte utili.
Perché ci sono persone che se decidono di fare qualcosa la fanno e la portano a termine e invece in molti non ci riescono?
Ha senso parlare di autodisciplina?
Di forza di volontà, … di carattere?
No, non si può semplificare.
Partiamo dal presupposto che la decisione sia già stata presa, ad esempio:
hai deciso di fare ginnastica regolarmente tre volte la settimana!
Innanzitutto bisogna vedere come è stata presa la decisione e perché (questi due aspetti influiranno tantissimo sull’effettiva possibilità di metterla in pratica) ma questo lo vediamo dopo…
Mettiamo che la decisione sia stata presa in maniera sensata e che abbia fondamenta solide.
Al momento di iniziare è possibile che l'entusiasmo che avevamo provato al momento della decisione sia evaporato e che ci troviamo di fronte un ostacolo che molti identificano come pigrizia ma in realtà è la tendenza dell’essere umano al risparmio energetico.
Iniziare un'attività nuova richiede dispendio energetico e, contrariamente a quanto sostengono i maniaci delle abitudini, anche continuare un'attività già iniziata richiede dispendio energetico.
Il dispendio energetico è solitamente percepito come molto maggiore se in questa decisione siamo soli, soprattutto se la decisione di cimentarti in questa attività è tua. Se te lo comanda un capo, o qualcuno ti guida, o ti controlla, allora forse potrai avere dei moti di ribellione ma comunque adeguarsi ad una direttiva è molto meno dispendioso. L’intervento di ogni figura esterna funziona da traino.
Ma anche questo lo vedremo successivamente.
Nella situazione che abbiamo contemplato ora il traino non c’è.
Hai deciso autonomamente di fare ginnastica tre volte la settimana perché hai tutti i buoni motivi del mondo: sai che sarai più sano, più attraente, più rilassato a fine giornata e più energico al lavoro, sai che invecchierai meglio, che migliorerà la tua vita sessuale, che farai giardinaggio o altro senza rischiare di farti male e sai per certo che avrai benefici generici a livello di metabolismo, sistema nervoso, cardiocircolatorio e tanto altro.
Insomma la tua mente sa con assoluta certezza che i vantaggi sono tanti e importanti, soprattutto rispetto al dispendio di tempo e di energia richiesto, questa è una certezza!
Ma comunque, come la stragrande maggioranza delle persone che vivono su questo pianeta, c’è una parte di te (o forse più parti) che non ti fanno iniziare o non ti fanno mantenere la costanza nel seguire una tua semplice decisione che va tutta a tuo vantaggio e che non ti costa un euro.
Vuoi iniziare a fare ginnastica e come scritto sopra devi affrontare un dispendio supplementare di energia, cosa che in molti odiano.
Perché ti è richiesta energia?
Perché ti confronti subito con un enorme problema, una funzione che potremmo chiamare Status quo, cioè lo stato delle cose. L'essere umano adora lo status quo e ama quei cambiamenti apparentemente paradossali che lo mantengono nello status quo. Quindi di base lo status quo vuole che tu non faccia nulla per cambiare e vuole anche che tu faccia delle esperienze che sono apparenti cambiamenti ma che in realtà ti inchiodano allo status quo.
Ad esempio se hai deciso di fare ginnastica e poi quando devi iniziare non inizi NON è un atto neutro, stai facendo un’azione specifica che rafforza lo status quo, stai decidendo di andare contro una tua decisione deliberata per votare invece a favore della tua decisione “inconscia” di rimanere lì dove sei (non ginnico… nella merda… fuori forma… metti gli stati che vuoi tu).
Oppure un’altra cosa che ama lo status quo è farti iniziare per poi farti smettere alla prima occasione valida (imprevisti, interruzioni, indisposizioni). Hai effettivamente fatto un cambiamento… ti sei allenato per tre settimane e poi se ritornato nello status quo, gli hai fornito un’altra vittoria… si è nutrito e rafforzato dal tuo abbandonare.
Lo status quo, nella legge della biologia, ha un suo senso:
Se sei vivo e, tutto sommato, non stai malissimo, perché cambiare qualcosa?
Ogni cambiamento è un rischio e una dispersione di energie… cose che il tuo istinto di sopravvivenza evita come la peste. E c’è anche altro.
Esiste una forza incredibilmente potente, alleata e serva-padrona dello status quo, per certe persone quasi onnipotente, questa forza o meglio questa risultante da una somma di forze è l’inerzia.
Mentre lo status quo possiamo vederlo come una stasi, qualcosa che mantiene semplicemente le cose come sono, l’inerzia è realmente attiva, agisce sulle persone come un flusso costante e con una portata enorme.
L’inerzia è composta e corroborata da molti elementi.
È fatta di abitudini acquisite, dei nostri pattern e schemi comportamentali, dal contesto che viviamo tutti i giorni e da come noi registriamo e replichiamo la nostra realtà con variazioni minime. E questi sono solo i componenti principali, in realtà anche tutto quello che ci hanno insegnato può alimentare l’inerzia, tutte le nostre esperienze e le nostre reazioni alle stesse possono alimentare l’inerzia. Tutta la nostra storia personale nella sua coerenza può essere un potente alimentatore dell’inerzia.
In realtà il tipo di supporto o di freno che viene dalla nostra storia, dipende molto da noi e dalla qualità della nostra decisione ma, se non lo sappiamo e se non agiamo diversamente, l’inerzia prende il comando e, placidamente, ci trascina senza che ce ne accorgiamo, un po’ come fa la rotazione terrestre.
Dobbiamo quindi sconfiggere status quo e inerzia, due forse incredibili, … no meglio guardare una merda di serie TV.
Ma, aspetta, ci sono persone che sono sempre motivate, entusiaste o no, ogni giorno lavorano intensamente per perseguire i loro obiettivi. Perché non possiamo essere come loro? Cos’hanno in più? È genetica?
Pensare di poter individuare una sola causa è un enorme errore, ogni persona motivata, attiva, caparbia lo è per motivi suoi, per un insieme di qualità (o di problemi) suoi… che nessun altro può capire completamente, nemmeno se cammina le famose 100 miglia nei suoi mocassini.
Ci può essere comunque molto utile indagare le attitudini di altri per iniziare a comprendere che la determinazione di un individuo può avere varie forme e varie sfumature.
Ad esempio ci sono persone che si cimentano volentieri e iniziano senza problemi attività nuove perché sono attivate e motivate anche da un substrato di ansia o emozioni simili e quindi fare qualcosa è più facile, non devono attivarsi, il loro sistema nervoso è già attivato.
Ci sono altre persone all'apparenza molto intraprendenti che agiscono sulla base di una forte sofferenza o di una modalità compulsiva.
Altri ancora sono precisi e puntuali nel mantenere la regolarità delle loro attività come se fosse un disturbo ossessivo compulsivo, dissimulando più o meno i tratti di maniacalità.
Altre persone invece sono impostati su un livello di megalomania cioè agiscono su un piano più o meno scollegato dalla realtà nella percezione di loro stessi.
In moltissimi casi possiamo trovare degli andamenti misti dove la persona è motivata da più leve, alcune delle quali negative ed altre positive.
Ovviamente non dobbiamo ricercare una causa patologica in chi è regolare e determinato nel portare a termine i suoi percorsi, ho voluto esplicitare quanto sopra perché in tanti si sentono pigri e si colpevolizzano, ammirando altre persone che invece sono sempre attive e sul pezzo, quindi iniziamo a riflettere sul fatto che, sì è molto importante saper agire, ma è ancora più importante farlo su una base quanto più possibile sana e serena.
Saper iniziare, e continuare, un’attività sulla base di una nostra decisione personale è un’attitudine estremamente sana nella stragrande maggioranza dei casi.
Ci sono persone che hanno grande chiarezza nella visione dei loro obiettivi, altri ancora hanno la capacità di provare grande interesse e coinvolgimento intellettuale pieno, spinti da curiosità e senso di esplorazione, inoltre c’è anche chi possiede la sensibilità giusta per percepire il piacere di quello che fa in quello che fa.
Ci sono molti modi sani per coinvolgersi pienamente in qualcosa e per iniziare e continuare a provare strati sempre diversi e più profondi di quel piacere.
Non possiamo copiare la formula di qualcun altro perché ogni essere umano è unico e irripetibile ma comunque esistono alcuni principi universali che possono aiutarci. Possiamo vederli come degli ingredienti per preparare la nostra ricetta.
Ora non ti darò la soluzione, che tra l’altro ho trasmesso nel Tuffo del Falco un corso che ho tenuto gratuitamente per tre edizioni in tre anni, ma voglio comunque aprire degli spunti di riflessione su alcuni elementi che in qualche modo governano i nostri livelli di motivazione e quell'insieme complesso di capacità e attitudini che ci fa portare a termine le cose.
Le emozioni pure
L’emozione è il primo e più potente motivatore.
Quasi in tutti i corsi racconto come alcuni etologi, studiando i cervi, abbiano colto la funzione motivazionale di base e come abbiano capito che è, almeno per i mammiferi, basata su un’emozione precisa.
Ma anche altre emozioni sono azionatori potenti. L'importante è non cadere nel tranello di farsi forza con emozioni come rabbia o paura, o disgusto… purtroppo lo fanno molte persone e poi si ritrovano con cocci molto difficili da ricomporre.
I sistemi emotivi
Abbiamo nella memoria del DNA della nostra specie, nel nostro sapere filetico, dei pacchetti già perfettamente funzionanti dai quali farci sostenere e guidare nel caso di adempimento ad azioni con un livello più o meno elevato di specificità.
Panksepp ne ha spiegati dettagliatamente sette nel suo testo Archeologia della mente, poi ce ne sono altri.
In estrema sintesi, quando utilizzi uno dei sistemi emotivi primordiali vieni in qualche modo guidato nell’ intraprendere l’azione e nel proseguire finché opportuno. Ad esempio il sistema “Accudimento” non solo guida la madre in una serie di azioni impegnative e complesse come tutte quelle legate alla pulizia, al nutrimento e alla protezione della prole ma la sensibilizza anche a livello neurofisiologico ad essere più capace di percepire ed interpretare correttamente i segnali dei piccoli (suoi e non suoi).
Strutturare le nostre attività in maniera da sollecitare uno di questi sistemi ci può portare un enorme aiuto
I pattern
Sicuramente possiedi già degli schemi di funzionamento tuoi che sono ben radicati in te e che sono capaci di ottime prestazioni. In molti casi questi schemi sono trasferibili. Ad esempio puoi applicare delle tue abilità specifiche che utilizzi in un campo dove fai tutto senza problemi di motivazione al campo dove invece sei in difficoltà.
Un mio amico campione di poker online mi ha chiesto aiuto per recuperare la salute e la vitalità fisica dopo le tante ore passate al tavolo da gioco virtuale. Gli ho mostrato come applicare la determinazione che metteva nel poker anche nel camminare in montagna ed ora cammina e scala con grande energia ed estrema soddisfazione impegnando due giorni pieni in montagna almeno due volte la settimana.
C’è una via ancora più lineare e Arcaica che consiste nel ripulire gli schemi emotivi che ci tengono frenati, come ad esempio “tanto è inutile” o “non vali niente”, ed arrivare quindi ad agire con l’atto di volontà puro e semplice.
Poi ci sono veramente tantissimi altri metodi che possono essere più o meno potenti a seconda della persona che li applica.
Ne parleremo ancora…




Fantastico mi ci ritrovo in tutto
Grazie Massimo, prezioso tutto quello che scrivi
Grazie Massimo, come sempre molto interessante!
Grazie Massimo per questo articolo che, come tutti i tuoi, allargando la conoscenza di se stessi, annullano i giudizi i sensi di colpa che ognuno ha su di sè, facendo recuperare le risorse ed i mezzi per il nostro personale benessere.
Paola