Non correre che sudi e ti ammali!

di Francesco Schiraldi

Il senso di protezione verso i figli è naturale e assolutamente indispensabile. La nostra specie in particolare necessita di un lungo periodo di dipendenza dai genitori, molto più lungo di tutti gli altri mammiferi o animali in genere.  Oggi però l’istinto genitoriale naturale viene spesso intaccato da comportamenti estremi ed esagerati che producono forti danni ai figli.

Comportamenti che ci sembrano normali in realtà sono molto lontani da quelli tipici dell’uomo in natura. Ansia, insicurezze e una società che va di fretta ci costringono, anche se non ce ne rendiamo conto, ad agire non correttamente. Per alcuni comportamenti non serve nemmeno andare tanto indietro nel tempo, ma basta guardare a qualche decennio fa. Sempre più l’iperprotettività diventa la norma e addirittura il modo di dimostrare amore e responsabilità verso i figli. Questo non è esclusivo di genitori, ma possiamo estenderlo tranquillamente agli educatori in genere. Lavorando a contatto coi bambini mi sono reso conto in prima persona come questo atteggiamento sia in agguato continuamente. Condizioni precarie di lavoro, come spazi non adeguati e gruppi troppo numerosi non aiutano.

La top 3 delle frasi

  1. “non correre che sudi e ti ammali”
  2. “non ti arrampicare che cadi e ti fai male”
  3. “non camminare scalzo che…” (è pericoloso, prendi freddo, ti sporchi)

Quante volte abbiamo sentito queste frasi! Apparentemente normali e corrette, si penserà, da un punto di vista preventivo. Ma che messaggio riceve il bambino? E poi queste frasi sono vere?
Non esiste una correlazione diretta o comunque una conseguenza determinata come presuppongono queste 3 frasi. Sono preoccupazioni che solitamente non si realizzano e che fanno vivere con ansia molti momenti con il bambino, ansia che tra l’altro questo bambino assorbe come una spugna.
Il problema è che una volta dette è più probabile che accadano. Non meravigliamoci se, dopo 100 volte che diciamo “guarda che se ti arrampichi cadi e ti fai male”, questo succede.
Sarà quindi lo spazio di gioco a dover essere abbastanza sicuro da poter permettere queste esperienze in modo da non dover limitare il bambino.  Questo è il suo bisogno e a questo bisogna provvedere. Aggiungo anche che tanto il bambino queste cose le fa lo stesso! Perché è dispettoso? Certo che no! Solamente perché è naturale così! Correre e arrampicarsi sono gesti archetipici che l’essere umano ha sempre fatto e che è programmato a fare. Tant’è che danno piacere. Camminare scalzi poi è un pieno di sensazioni fantastiche che si ripercuotono immediatamente su tutto il corpo.
È importante che queste esperienze vengano vissute con piacere e con gusto. Insieme a tutti gli altri gesti archetipici, permettono al bambino di formarsi in maniera completa. Andare a concentrare ansia o addirittura non concedere questi movimenti è un danno elevato che si ripercuoterà anche in età adulta.
Ovviamente poi, come per il resto delle cose, per impedire a un bambino di fare ciò che è naturale che faccia e al contrario costringerlo a fare ciò che non lo è, si ricorre spesso a un qualche tipo di rimprovero o punizione. In questo modo il bambino associa il movimento, e in particolare quello in ambiente naturale, a qualcosa di sbagliato.

Cosa serve al bambino

Il punto è il seguente: trovato uno spazio adeguato, il bambino va lasciato libero di esplorare senza il “fiato sul collo” e possibilmente in compagnia di altri bambini, non necessariamente coetanei. È importante che corra, che si arrampichi, che stia a piedi nudi, che si rotoli, che salti, che lanci, che balli, che lotti e in generale che giochi liberamente. Se non viene costantemente protetto in eccesso è in grado di tutelarsi in moltissime occasioni autonomamente e istintivamente.

Lee Guemple in Teaching Social Relations to Inuit Children scrive:

I neonati e i bambini piccoli [tra i cacciatori-raccoglitori Inuit della zona di Baia di Hudson] possono esplorare i loro ambienti al limite delle loro capacità fisiche e con la minima interferenza da parte degli adulti. Se poi un bambino prende un oggetto pericoloso, i genitori generalmente gli lasciano esplorare i pericoli da solo. Si presume che il bambino sappia quello che sta facendo.”

Peter Gray in Play Makes Us Human VI: Hunter-Gatherers’ Playful Parenting aggiunge questo:

“I cacciatori-raccoglitori proteggono i bambini da gravi pericoli, ma non sono iperprotettivi. Riconoscono la necessità di organizzare il loro ambiente in determinati modi per proteggere i neonati e i bambini molto piccoli. […] Per quanto riguarda pericoli meno seri, però, i cacciatori-raccoglitori credono sia meglio lasciare che i bambini esplorino come vogliono, piuttosto che limitarli. Ad esempio, non è raro vedere bambini infilare bastoncini nel fuoco o giocare con coltelli affilati. L’esperienza è che i bambini raramente si fanno male in queste attività e che tale rischio venga superato dal vantaggio di apprendimento. […] I popoli di cacciatori-raccoglitori si fidano dei loro figli. […] Credono che i bambini sappiano quello di cui hanno bisogno e quando ne hanno bisogno, con nessuna o poche battaglie di volontà tra adulti e bambini. I cacciatori-raccoglitori ritengono che l’istinto dei bambini a esplorare sia bilanciato dalle paure istintive e dalla conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti, i quali li portano a esplorare con la giusta cautela. […] I bambini costantemente si prendendo rischi ampliando i limiti di ciò che possono fare, ma i rischi sono piccoli. I bambini sono progettati per natura (oggi diremmo dalla selezione naturale) per fare tutto questo, in modo da imparare a far fronte a gravi pericoli quando avvengono.”

Un elemento fondamentale è la fiducia. Esiste una correlazione tra godere di fiducia da piccoli ed essere degni di fiducia da grandi. Sono convinto sia molto importante concedere fiducia dimostrandolo giorno per giorno in ogni piccola azione.
La mia esperienza fino ad ora è che dando fiducia e libertà ai bambini si ottengono enormi risultati positivi, sia riguardo il loro sviluppo sia riguardo la relazione che si instaura. Si acquisisce autorevolezza piuttosto che autorità con la conseguenza che, in caso di bisogno, un consiglio o un’indicazione viene recepito meglio.

Il Movimento Arcaico per le famiglie e gli educatori

Un passo importante per me è stato capire che un bambino non ha bisogno di insegnamento e addestramento per qualunque cosa. Necessita piuttosto di condizioni in cui potersi esprimere liberamente e di essere a contatto con figure positive e congrue da modellare.
L’esperienza fino ad ora registrata con genitori e educatori che hanno preso parte a corsi più o meno specifici di Movimento Arcaico è estremamente positiva. I risultati solitamente riscontrati sono: maggiori energie, serenità e tranquillità che il bambino avverte immediatamente, abbandono o comunque riduzione di determinati condizionamenti negativi appresi nel corso della vita tra cui comportamenti iperprotettivi, maggior consapevolezza dei reali bisogni del bambino, miglior capacità di gestire i conflitti e una comunicazione più efficace. Potrei dire che cambia in generale l’approccio educativo spostandosi verso una maggior naturalità e funzionalità. Ritengo che un corso esperienziale, piuttosto che continuare ad aggiungere informazioni esclusivamente in maniera nozionistica,  sia indispensabile in questo caso.
Dato il potenziale di tutto ciò i progetti di Movimento Arcaico relativi alla famiglia e all’educazione sono in forte espansione.


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